Le palpitazioni (o cardiopalmo): cosa sono e quando preoccuparsi
Le palpitazioni sono la percezione consapevole del proprio battito cardiaco, che normalmente passa inosservato. Si tratta di una sensazione soggettiva in cui il cuore sembra battere più forte, più veloce o in modo irregolare. Molte persone descrivono le palpitazioni come la sensazione che il cuore “salti un battito”, “martelli” nel petto, o che batta in gola o al collo.
Questo fenomeno è estremamente comune e la maggior parte delle persone sperimenta palpitazioni almeno una volta nella vita. Nella stragrande maggioranza dei casi, le palpitazioni sono benigne e non indicano la presenza di una malattia cardiaca grave. Tuttavia, possono causare ansia e preoccupazione in chi le sperimenta, soprattutto quando si verificano per la prima volta.
Le palpitazioni possono durare pochi secondi o protrarsi per diversi minuti, possono presentarsi occasionalmente o ripetersi con una certa frequenza. La loro intensità varia da persona a persona: alcuni avvertono solo un lieve fastidio, mentre altri possono provare una sensazione molto sgradevole che interferisce con le attività quotidiane.
È importante distinguere le palpitazioni dalla tachicardia, anche se i due termini vengono spesso confusi. La tachicardia indica un effettivo aumento della frequenza cardiaca oltre i 100 battiti al minuto, mentre le palpitazioni sono la percezione soggettiva del battito cardiaco, che può verificarsi anche con una frequenza normale o solo lievemente aumentata.
Le cause comuni delle palpitazioni
Le palpitazioni possono essere causate da numerosi fattori, molti dei quali non sono correlati a patologie cardiache. Le cause più frequenti sono legate allo stile di vita e a fattori esterni. Il consumo eccessivo di caffeina presente in caffè, tè, bevande energetiche e cioccolato può stimolare il cuore e provocare palpitazioni. Anche la nicotina contenuta nelle sigarette ha un effetto eccitante sul sistema cardiovascolare.
L’ansia e lo stress rappresentano cause molto comuni di palpitazioni. Durante situazioni stressanti o stati d’ansia, il corpo rilascia adrenalina e altri ormoni dello stress che aumentano la frequenza cardiaca e rendono più percepibile il battito. Gli attacchi di panico sono spesso accompagnati da palpitazioni intense.
L’attività fisica intensa o lo sforzo fisico possono naturalmente accelerare il battito cardiaco e renderlo più evidente. In questi casi, le palpitazioni sono una risposta fisiologica normale all’aumentato fabbisogno di ossigeno dell’organismo. Anche la disidratazione e gli squilibri elettrolitici, in particolare bassi livelli di potassio o magnesio, possono influenzare il ritmo cardiaco.
Alcuni farmaci possono causare palpitazioni come effetto collaterale. Tra questi vi sono i decongestionanti nasali, alcuni farmaci per l’asma, gli antidepressivi e i farmaci per la tiroide. È sempre importante informare il medico se le palpitazioni sono comparse dopo l’inizio di una nuova terapia.
Le variazioni ormonali possono scatenare palpitazioni, particolarmente nelle donne durante il ciclo mestruale, la gravidanza o la menopausa. L’ipertiroidismo, una condizione in cui la ghiandola tiroidea produce un eccesso di ormoni, è una causa metabolica importante di palpitazioni che richiede trattamento specifico.
Le aritmie cardiache sono alterazioni del ritmo cardiaco che possono manifestarsi con palpitazioni. Alcune sono benigne, come le extrasistoli che sono battiti prematuri molto comuni e generalmente innocui. Altre aritmie, come la fibrillazione atriale, richiedono attenzione medica. L’anemia, riducendo la capacità del sangue di trasportare ossigeno, può costringere il cuore a lavorare di più e causare palpitazioni.
Cosa fare in caso di palpitazioni
Quando si avvertono palpitazioni, alcune manovre semplici possono aiutare ad alleviarle. Sedersi o sdraiarsi in un luogo tranquillo permette di ridurre lo stress e l’ansia che possono aggravare il sintomo. Respirare lentamente e profondamente aiuta a calmare il sistema nervoso autonomo e può rallentare il battito cardiaco.
Le manovre vagali sono tecniche che stimolano il nervo vago e possono aiutare a interrompere alcuni tipi di tachicardia. Una delle più semplici consiste nel trattenere il respiro e sforzarsi come durante l’evacuazione intestinale. Un’altra tecnica prevede di immergere il viso in acqua fredda o applicare un impacco freddo sul viso. Queste manovre dovrebbero essere eseguite solo dopo aver consultato un medico.
È utile identificare e ridurre i possibili fattori scatenanti. Se le palpitazioni si verificano dopo aver consumato caffeina, alcol o cibi particolari, limitare o eliminare questi elementi dalla dieta può essere d’aiuto. Ridurre lo stress attraverso tecniche di rilassamento, meditazione o yoga può diminuire la frequenza degli episodi.
Mantenere un’adeguata idratazione bevendo acqua a sufficienza durante la giornata è importante per prevenire squilibri elettrolitici. Assicurarsi di dormire a sufficienza e mantenere orari regolari contribuisce al benessere generale del sistema cardiovascolare.
Può essere utile tenere un diario delle palpitazioni, annotando quando si verificano, la loro durata, i sintomi associati e le circostanze in cui compaiono. Queste informazioni possono aiutare il medico a identificare eventuali pattern e cause sottostanti.
Quando le palpitazioni devono preoccupare
Sebbene la maggior parte delle palpitazioni sia benigna, alcune situazioni richiedono valutazione medica immediata. Le palpitazioni accompagnate da dolore toracico, soprattutto se il dolore è intenso, oppressivo o si irradia al braccio sinistro, alla mandibola o alla schiena, possono indicare un problema cardiaco acuto e richiedono intervento urgente.
La presenza di difficoltà respiratoria severa o affanno marcato insieme alle palpitazioni è un segnale di allarme. Anche vertigini importanti, sensazione di svenimento o perdita di coscienza durante un episodio di palpitazioni necessitano di valutazione immediata, poiché potrebbero indicare un’aritmia pericolosa o un’insufficiente perfusione cerebrale.
Le palpitazioni molto frequenti, che si verificano quotidianamente o più volte al giorno, meritano un controllo medico anche in assenza di altri sintomi. Episodi prolungati che durano più di alcuni minuti o che non si risolvono spontaneamente dovrebbero essere valutati da un medico.
Chi ha una storia di cardiopatia nota, ha già avuto un infarto o soffre di insufficienza cardiaca deve prestare particolare attenzione alle palpitazioni e consultare prontamente il cardiologo. Anche i pazienti con familiarità per morte cardiaca improvvisa o aritmie gravi dovrebbero sottoporsi a valutazione specialistica.
Le palpitazioni che compaiono dopo l’inizio di un nuovo farmaco dovrebbero essere segnalate al medico prescrittore. In alcuni casi può essere necessario modificare la terapia o aggiustare il dosaggio.
La differenza tra palpitazioni e tachicardia
È importante chiarire la distinzione tra palpitazioni e tachicardia, termini spesso usati come sinonimi ma che hanno significati diversi. Le palpitazioni sono un sintomo soggettivo, ovvero la sensazione di percepire il proprio battito cardiaco in modo anomalo. Una persona può avvertire palpitazioni anche quando il cuore batte a una frequenza normale, semplicemente perché è più consapevole del battito.
La tachicardia, invece, è un dato oggettivo misurabile che indica una frequenza cardiaca superiore ai 100 battiti al minuto a riposo. Si può avere tachicardia senza avvertire palpitazioni, così come si possono percepire palpitazioni senza che la frequenza cardiaca sia effettivamente aumentata. In molti casi, però, i due fenomeni coesistono.
Esistono diversi tipi di tachicardia, alcune benigne e altre che richiedono trattamento. La tachicardia sinusale è un aumento fisiologico della frequenza cardiaca in risposta a stimoli come l’esercizio, la febbre o lo stress. Le tachicardie sopraventricolari e ventricolari sono aritmie che originano rispettivamente dalle camere superiori o inferiori del cuore e possono richiedere trattamento specifico.
La valutazione medica permette di distinguere tra semplici palpitazioni benigne e aritmie che necessitano di intervento. L’elettrocardiogramma è l’esame principale per documentare il ritmo cardiaco durante i sintomi. Nei casi in cui le palpitazioni siano sporadiche, può essere necessario un monitoraggio prolungato con Holter cardiaco per 24-48 ore o più, al fine di registrare eventuali anomalie del ritmo.
Il medico valuterà la necessità di ulteriori accertamenti come l’ecocardiogramma per valutare la struttura e la funzione del cuore, esami del sangue per verificare i livelli di elettroliti e la funzione tiroidea, e test da sforzo per valutare la risposta cardiaca all’esercizio fisico.