Mammografia: cos’è e quando farla
La mammografia rappresenta l’esame diagnostico fondamentale per lo screening e la diagnosi precoce del tumore al seno, una delle neoplasie più frequenti nella popolazione femminile. Grazie alla sua capacità di individuare lesioni mammarie anche di piccole dimensioni, spesso non ancora palpabili, questo esame ha contribuito significativamente alla riduzione della mortalità per carcinoma mammario negli ultimi decenni.
Cos’è la mammografia

La mammografia è un esame radiologico specifico per lo studio della mammella, eseguito mediante l’utilizzo di radiazioni ionizzanti a basso dosaggio. L’esame produce immagini dettagliate del tessuto mammario che permettono di identificare noduli, microcalcificazioni, alterazioni della struttura ghiandolare e altre anomalie che potrebbero indicare la presenza di patologie benigne o maligne.
Durante l’esame, la mammella viene compressa tra due piastre per ridurre lo spessore del tessuto e ottenere immagini più nitide. Questa compressione, pur causando un temporaneo fastidio, è necessaria per ridurre la dose di radiazioni assorbita, migliorare la qualità delle immagini e permettere una visualizzazione ottimale delle strutture mammarie.
Esistono due tipi principali di mammografia: la mammografia di screening, eseguita su donne asintomatiche per identificare precocemente eventuali lesioni, e la mammografia diagnostica, richiesta per approfondire sintomi specifici o anomalie riscontrate durante la visita senologica o la palpazione.
La tecnologia mammografica si è evoluta significativamente negli ultimi anni, passando dalla mammografia tradizionale analogica alla mammografia digitale, fino alla più recente tomosintesi mammaria o mammografia 3D, che permette di acquisire immagini tridimensionali della mammella riducendo il problema della sovrapposizione dei tessuti.
A cosa serve la mammografia
La mammografia svolge un ruolo cruciale nella prevenzione secondaria del tumore mammario, permettendo di individuare lesioni in fase precoce quando le possibilità di guarigione sono significativamente più elevate.
Screening del tumore al seno
L’utilizzo principale della mammografia è lo screening sistematico nelle donne asintomatiche di età compresa tra 50 e 69 anni. Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che lo screening mammografico riduce la mortalità per tumore mammario del 20-30% in questa fascia d’età. Il programma di screening prevede l’esecuzione di una mammografia ogni due anni.
In presenza di fattori di rischio elevati, come familiarità significativa per tumore mammario o mutazioni genetiche note, lo screening può essere iniziato in età più giovane e con cadenza annuale, spesso associando alla mammografia anche l’ecografia mammaria e, in casi selezionati, la risonanza magnetica.
Diagnosi di patologie mammarie
Quando durante l’autopalpazione, la visita senologica o un precedente screening vengono identificate anomalie, la mammografia diagnostica viene utilizzata per caratterizzare meglio la lesione. L’esame permette di valutare dimensioni, forma, margini e densità del nodulo, elementi fondamentali per orientare la diagnosi.
La mammografia è particolarmente efficace nell’identificare microcalcificazioni, piccoli depositi di calcio nel tessuto mammario che possono essere il primo segno di un carcinoma duttale in situ, una forma precoce di tumore al seno. Queste microcalcificazioni sono spesso troppo piccole per essere percepite alla palpazione o visualizzate con l’ecografia.
Controllo post-trattamento
Nelle donne già trattate per tumore mammario, la mammografia viene utilizzata per il follow-up oncologico, permettendo di identificare precocemente eventuali recidive locali o l’insorgenza di nuovi tumori nella mammella controlaterale.
Quando fare la mammografia
Le linee guida nazionali e internazionali forniscono raccomandazioni precise sull’età e la frequenza con cui eseguire la mammografia.
Screening nelle donne a rischio standard
Per le donne senza fattori di rischio particolari, lo screening mammografico è raccomandato a partire dai 50 anni, con cadenza biennale fino ai 69 anni. In alcune regioni, lo screening viene offerto anche nella fascia 45-49 anni e oltre i 70 anni, sebbene l’evidenza scientifica del beneficio sia meno solida in questi gruppi.
Prima dei 40 anni, in assenza di sintomi o fattori di rischio, la mammografia generalmente non è raccomandata poiché la densità del tessuto mammario nelle donne giovani riduce la sensibilità dell’esame e l’incidenza del tumore è significativamente più bassa.
Screening nelle donne ad alto rischio
Le donne con storia familiare di tumore mammario, in particolare se diagnosticato in età giovanile o bilaterale, possono beneficiare di uno screening più intensivo. In presenza di mutazioni genetiche BRCA1 o BRCA2, il rischio di sviluppare un tumore mammario nell’arco della vita può raggiungere il 70-80%.
In questi casi ad alto rischio, lo screening può iniziare a 30-35 anni o 10 anni prima dell’età di diagnosi del caso familiare più giovane. La frequenza è generalmente annuale e può includere, oltre alla mammografia, anche ecografia ed eventualmente risonanza magnetica mammaria.
Indicazioni alla mammografia diagnostica
Indipendentemente dall’età, la mammografia diagnostica è indicata in presenza di sintomi o segni clinici sospetti, come la palpazione di un nodulo mammario, secrezioni dal capezzolo, alterazioni cutanee tipo “buccia d’arancia”, retrazione del capezzolo, asimmetrie di recente insorgenza o dolore persistente localizzato.
Come si esegue l’esame
La mammografia è un esame relativamente semplice e rapido, che richiede pochi minuti per l’esecuzione.
Preparazione all’esame
Non è richiesta alcuna preparazione particolare per la mammografia. È consigliabile evitare di applicare deodoranti, talchi, creme o lozioni sulla zona del torace e delle ascelle il giorno dell’esame, poiché questi prodotti possono contenere particelle metalliche che interferiscono con la qualità delle immagini.
È preferibile programmare l’esame nella prima metà del ciclo mestruale, quando il seno è meno teso e dolente. Le donne devono portare con sé eventuali mammografie precedenti per permettere un confronto utile nella valutazione.
Procedura
Durante l’esame, la paziente viene fatta posizionare davanti all’apparecchio mammografico. Ogni mammella viene compressa singolarmente tra due piastre di plastica trasparente. Per ciascuna mammella vengono eseguite almeno due proiezioni standard: una dall’alto verso il basso e una laterale obliqua.
La compressione dura solo pochi secondi per ogni proiezione e, sebbene possa causare fastidio, è generalmente ben tollerata. La tecnica radiologica posiziona accuratamente la mammella per assicurare che tutto il tessuto ghiandolare sia incluso nelle immagini.
L’intero esame richiede circa 10-15 minuti. In caso di mammografia diagnostica, possono essere necessarie proiezioni aggiuntive o ingrandimenti per studiare meglio un’area specifica.
Tomosintesi mammaria
La tomosintesi, o mammografia 3D, rappresenta un’evoluzione tecnologica della mammografia tradizionale. L’apparecchio acquisisce multiple immagini della mammella da diverse angolazioni, che vengono poi elaborate per ricostruire immagini tridimensionali.
Questa tecnica offre vantaggi significativi, specialmente nelle donne con seno denso, riducendo il problema della sovrapposizione dei tessuti che può nascondere piccole lesioni. Migliora la sensibilità diagnostica e riduce il tasso di falsi positivi, diminuendo la necessità di richiami per approfondimenti.
Risultati e interpretazione
Le immagini mammografiche vengono valutate dal medico radiologo specializzato in senologia, che analizza sistematicamente il tessuto mammario alla ricerca di anomalie.
Sistema di classificazione BI-RADS
I risultati della mammografia vengono generalmente espressi secondo la classificazione BI-RADS (Breast Imaging Reporting and Data System), che standardizza il referto e la gestione successiva.
Limiti della mammografia
Nonostante la sua efficacia, la mammografia presenta alcuni limiti diagnostici. La sensibilità dell’esame è ridotta nelle donne con seno denso, dove il tessuto ghiandolare abbondante può mascherare piccole lesioni. In questi casi, l’integrazione con l’ecografia mammaria migliora significativamente la capacità diagnostica.
La mammografia può produrre falsi positivi, identificando anomalie che all’approfondimento risultano benigne, causando ansia e necessità di ulteriori esami. Più raramente, può produrre falsi negativi, non identificando tumori presenti, specialmente in seni molto densi.
Sicurezza e radiazioni
Una delle preoccupazioni comuni riguardo alla mammografia riguarda l’esposizione alle radiazioni ionizzanti.
Dose di radiazioni
La dose di radiazioni utilizzata nella mammografia moderna è estremamente bassa, grazie ai progressi tecnologici e all’ottimizzazione delle apparecchiature. La dose efficace di una mammografia standard bilaterale è circa 0,4 milliSievert, paragonabile all’esposizione naturale di fondo che riceviamo in circa due mesi.
Il rapporto rischio-beneficio della mammografia di screening è ampiamente favorevole, specialmente nelle fasce d’età in cui è raccomandata. Il rischio teorico di indurre un tumore con le radiazioni mammografiche è estremamente basso e largamente superato dal beneficio di diagnosticare precocemente tumori già presenti.
Controindicazioni
La mammografia è controindicata durante la gravidanza, poiché l’esposizione fetale alle radiazioni deve essere evitata. In caso di gravidanza nota o sospetta, è preferibile utilizzare metodiche alternative come l’ecografia mammaria.
Durante l’allattamento, la mammografia può essere eseguita se necessario, anche se la densità del tessuto mammario lattante può ridurre la sensibilità dell’esame. In questi casi, l’ecografia rappresenta spesso la prima scelta diagnostica.
La presenza di protesi mammarie non costituisce una controindicazione assoluta, ma richiede proiezioni aggiuntive specifiche per visualizzare adeguatamente il tessuto ghiandolare residuo.